1000 adesioni all'appello contro lo sgombero del Laboratorio Zeta


1000.
Nel giro di 5 giorni più di 1000 persone hanno sottoscritto
l'appello contro lo sgombero del Laboratorio Zeta.

E in più di 650 si sono iscritti al gruppo
ZETALAB NON SI TOCCA su facebook
.

C'è un po' di tutto. Personalità pubbliche, deputati, consiglieri comunali e di circoscrizione. Poi artisti, musicisti, teatranti, docenti universitari, e ancora associazioni, centri sociali, collettivi...
Ma soprattutto tantissime persone che ci tenevano a dire che quella di Zeta è anche la loro storia.
Chi racconta che il suo attuale marito lo ha conosciuto facendo l'ambulatorio medico allo zeta, chi ricorda che le sue prime prove teatrali le ha fatte nella palestra costruendo da sé il palco, chi pur non essendo mai venuto pensa che lo zetalab comunque debba vivere, ed i tantissimi che dicono che in una Palermo che diventa sempre più brutta non è proprio sopportabile un simile atto di ignorante arroganza.


Leggere e rileggere la lista di questi nomi è per noi come riguardare in un colpo solo questi otto anni. Non è solo la quantità di persone che per noi è importante, ma anche la loro eterogeneità. Il fatto che per tutti Zeta sia uno spazio del molteplice. Tocchiamo con mano la fitta rete di relazioni costruite, la trama solidale che attraversa e oltrepassa la mappa di un territorio. E' il segno che il Laboratorio Zeta non è soltanto "lo stabile di via Boito 7" e che una città è ben più della somma delle sua vie.

C'è un'idea dia città statica, monolitica, grigia. Una città prevedibile, sempre uguale a se stessa, in cui regna la frammentazione e dentro la quale ognuno vive la sua porzione separata di territorio. In questa città ci sta quello che lo IACP chiama "lo stabile di via Boito 7".
E poi c'è anche una "città del possibile", una città in cui le combinazioni sono aperte, in cui la trasformazione è immediatezza sociale. Una città fatta dall'oltrepassamento dei confini fisici e simbolici. In questa città sta il Laboratorio Zeta.
In questo senso la sopravvivenza del Laboratorio Zeta è una questione che riguarda tutta la città, perché ha a che fare con l'idea di città come spazio politico.

Ma facciamo un passo indietro. La settimana scorsa abbiamo dato frettolosamente la notizia della minaccia di sgombero. Proviamo a spiegare meglio di cosa si tratta.
Lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) proprietario dell’immobile, nel 2002, mentre era in corso una vertenza da parte del Laboratorio Zeta (poi interrotta dallo stesso Istituto), emana un bando per l’assegnazione dei locali. Il bando viene vinto da tale Associazione Aspasia (che, onestamente, non sembra brillare per credenziali, curriculum e riconosciuto impegno sociale
aspasia su google ).
Non entrando in possesso dell'immobile, Aspasia denuncia alla magistratura lo IACP.
Passano 7 anni (il contratto di assegnazione di Aspasia è ormai in scadenza) e pochi giorni fa è arrivato un provvedimento di condanna dello IACP, e di ingiunzione di sgombero dello stabile di Via Boito da noi occupato.

7 anni in cui, vale la pena di ricordarlo, è successo un po' di tutto in quello stabile. Senza
ripercorrere la storia
basta dire che al laboratorio hanno trovato ospitalità più di 500 persone, che sono state organizzate centinaia di iniziative, che la biblioteca contiene più di 2000 volumi, che ha preso vita il web-magazine kom-pa, ecc.

Ma, evidentemente, di tutto ciò al tribunale, allo IACP, e alla sempre attiva associazione di volontariato e solidarietà sociale Aspasia (per non parlare di Comune, Provincia e roba varia), non sembra importare molto.

Così, mercoledì scorso (22 aprile), si è presentato davanti al Laboratorio Zeta l'ufficiale giudiziario, accompagnato da tecnici e avvocati dello IACP, e dalla presidentessa di Aspasia con relativo legale.
Alla loro richiesta di lasciare i locali, abbiamo risposto, citando Bartleby, con un secco ma perentorio: "preferiremmo di no".

Le operazione di quella mattina si sono concluse con l'impegno dello IACP a convocare un tavolo ufficiale con tutti i soggetti coinvolti al fine di trovare soluzioni adeguate a tutte le esigenze, e con il rinvio da parte dell'ufficiale giudiziario al 22 giugno di eventuali operazioni di sgombero.


Su un punto è per noi importante essere molto chiari: noi non siamo disposti a lasciare lo stabile di via Boito 7.


La prima cosa che decidiamo di fare successivamente a questa ingiunzione di sgombero e rendere pubblica l'intera faccenda e trattarla per quello che è: una questione politica.


Nelle prossime settimane moltiplicheremo le iniziative a difesa dello Zetalab ed abbiamo in cantiere per il 14 maggio una giornata in cui teatranti, musicisti e scrittori che in questi anni hanno condiviso percorsi con noi, si alternino in performance a sostegno della nostra campagna. Ma su questo vi daremo maggiori dettagli in seguito.



In più ricordiamo che continua la cinerassegna

ANARCORD


Cinema italiano fra impegno e libertà

e che giovedì 30 Aprile alle 21.00

proietteremo

NON TOCCARE LA DONNA BIANCA


di Marco Ferreri, 1974






La raccolta di adesioni continua. Si può aderire scrivendo una mail a laboratoriozeta@yahoo.it

mettendo un commento su
http://www.kom-pa.net/index.php?option=com_content&task=view&id=389&Itemid=1

E iscrivendosi al gruppo ZETALAB NON SI TOCCA su facebook:

http://www.facebook.com/home.php?#/group.php?sid=768c6d12cbb072fe61b936f9a2882bc1&gid=88454256224&ref=search




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Articolo tratto da: Laboratorio sociale occupato zeta - ZetaLab - Palermo - http://www.zetalab.org/
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