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diritti_digitali.pngDa ogni buon bolognese amo i tortellini che fanno parte della nostra tradizione.
Sono convinto che mia moglie riminese ami altrettanto la piadina.
L'idea di tortellino e di piadina e' nota e ogni "zdora" di certo non si mette
il problema di chi possieda i diritti sull'idea del tortellino o della piadina
quando prende mattarello e tagliere e si mette all'opera.


Ora desidero spiegare perche' un professore di informatica si mette a parlare
di tortellini.


testo di Renzo Davoli

VOGLIO BREVETTARE I TORTELLINI!

Da ogni buon bolognese amo i tortellini che fanno parte della nostra tradizione.
Sono convinto che mia moglie riminese ami altrettanto la piadina.
L'idea di tortellino e di piadina e' nota e ogni "zdora" di certo non si mette
il problema di chi possieda i diritti sull'idea del tortellino o della piadina
quando prende mattarello e tagliere e si mette all'opera.


Ora desidero spiegare perche' un professore di informatica si mette a parlare
di tortellini.
Se una ditta X fosse andata all'ufficio brevetti a depositare:
"pasta ripiegata a forma di ombelico di Venere con un ripieno di carne"
e l'ufficio avesse concesso il brevetto (i miei colleghi legali mi dicono che
non si puo') tutte le signore dovrebbero stare attente perche' la ditta
proprietaria del brevetto potrebbe intentare causa se continuano a fare
i tortellini per la domenica.
Probabilmente c'e' poco interesse a perseguire la singola signora ma se un salumiere
del centro producesse una prelibatezza probabilmente la nostra ditta che ha ottenuto
il brevetto scatenerebbe il proprio ufficio legale.
Il salumiere a questo punto ha tre opzioni: (1) smettere di produrre tortellini, (2)
difendersi in giudizio vendendo tutte le proprieta' per pagare la costosissima causa e
sperando di vincere nonostante la controparte abbia un servizio legale molto agguerrito
perche' molto ben pagato, (3) pur di sopravvivere accettare l'accordo extraprocessuale che
gli viene chiesto dalla ditta: poter usare la ricetta del salumiere e potersi fregiare
del nome della prelibatezza; in cambio la ditta ritirera' l'azione legale.
Nel caso (1) la ditta chiude, nel caso (2) probabilmente fallisce, nel caso
(3) l'agonia e' piu' lenta ma non potendo competere coi mezzi produttivi dell'industria la
ditta vede sfumare il proprio primato, quindi chiude.


Cosi' e' il software, forse peggio. Se ci saranno i brevetti sul software le ditte
brevetteranno di tutto come per esempio il brevetto EP 0394160: "Dynamic
progress marking icon" gia' rilasciato dallo European Patent Office (ma non valido perche'
contrario alla legge, per ora), che protegge ogni icona che marca dinamicamente il progresso
di una attivita'
(in Inglese, copia e incolla dal testo del brevetto: "this invention is an icon which
dynamically marks the progress of a monitored computer task").
Questo brevetto protegge le barre di avanzamento, quelle barre che si
colorano a man mano che una operazione viene svolta, per esempio quelle che vedete durante
l'installazione di un programma. Ne esistono gia' almeno 20000 (ventimila) di simili brevetti.
E' come il mio tortellino!
Con la legge dei brevetti chi vuole inserire in un proprio programma legalmente una barra
di avanzamento deve mettersi d'accordo con la ditta IBM (si' quella che "ama" il software
libero e installa GNU-linux sui suoi server) oppure deve aspettare il 2010
perche' termini il ventennio di monopolio.
Se io studioso e ricercatore scrivo un programma con una barra di avanzamento probabilmente
la IBM non mi sguinzagliera' avvocati alle calcagna ma se al contrario una ditta medio
piccola produce un software molto interessante per la IBM, la barra di avanzamento (o altri
dettagli) saranno il rampino d'arrembaggio per consentire a IBM di citarla in giudizio.
Io sono come la "zdora" coi tortellini e la ditta medio piccola come il salumiere.
C'e' anche un'aggravante in questo caso: un software non e' come un tortellino cotto e mangiato
e' un bene duraturo: quale pubblica amministrazione, societa' o ente commissionerebbe un
programma alla nostra azienda medio piccola se viene diffusa la voce che e' nel mirino
degli avvocati della multinazionale?
Conoscendo che la nostra ditta ha le stesse opzioni (1), (2) o (3) del salumiere nessuno
investira' in contratti per paura di non avere supporto sul prodotto, e la ditta vedra'
cosi' accelerata la propria agonia.
Si viene cosi' a creare una strana equivalenza fra avvocato di multinazionale e giustiziere
per piccole e medie aziende.

Pero' anche io studioso e ricercatore potrei finire nel mirino delle multinazionali.
Se per uno strano incidente avessi trovato una tecnologia superiore a quella coperta da
brevetto troveranno nel mio lavoro una barra di avanzamento per appropriarsene per poi
magari nasconderlo al fine di sfruttare commercialmente piu' a lungo
possibile il loro prodotto.
Il brevetto non aiuta la ricerca, al contrario la limita. Il brevetto genera un monopolio
temporaneo e nessun monopolista vuole innovazione: non ne ha necessita' perche' non puo'
avere concorrenza e al contrario obbliga a costi di aggiornamento dei prodotti.
Il monopolista ha interesse solo a introdurre nuove versioni con minimali variazioni
ma con incompatibilita' verso il passato cosi' da obbligare tutti ad acquistare costosi
aggiornamenti. Le rivoluzioni culturali o tecnologiche non gli interessano.
Forse e' questo il vero problema: la ricerca in realta' produce vere novita' e questo
danneggia i monopolisti. Con i brevetti occorrera' aspettare venti anni per ogni minimo
avanzamento, a patto che la ricerca sopravviva con le ali tarpate per venti
lunghissimi anni.

Il software e' una arte espressiva, e' una espressione del pensiero umano.
Il programmatore pensa a un metodo risolutivo e lo traduce in un linguaggio.
Il software e' come un romanzo, un brano di musica e' molto differente invece
da una lavatrice o da un televisore.
Per produrre un programma, cosi' come un romanzo o un brano musicale occorre solo
la propria conoscenza, l'estro, la genialita' e la padronanza di un linguaggio.
Per produrre una lavatrice occorrono materie prime, tubi, bulloni, oggetti fisici.
Un programma e' un testo di per se' non brevettabile ma se l'autore lo richiede e'
tutelato dal diritto d'autore come i romanzi o i brani musicali.
Brevettare il software e' gravissimo perche' il brevetto non puo' che coprire le idee
alla base dei programmi cioe' gli algoritmi, i metodi (pensate alla barra di
avanzamento per esempio). Se si apre la strada alla brevettazione delle idee la deriva puo'
arrivare alla brevettazione di tutti gli elementi formativi delle idee di altri settori:
gli accordi e i giri armonici della musica o gli stili letterari per esempio.
Perche' non brevettare poi i numeri o gli alfabeti?
In informatica teorica si studia che ogni programma e' rappresentabile con un numero.
Se brevettassi il pigreco invece che il tortellino potrei ottenere royalty da
chiunque voglia pensare o produrre oggetti circolari.


Abbiamo una grande ricchezza in Europa, siamo ai primi posti per cultura informatica.
Un recente studio della Universita' di Maastricht ha mostrato che in Europa lavorano il 71%
degli sviluppatori di software libero mentre solo il 13% sono nordamericani.
Questi sono veri innovatori, persone capaci di creare software.
La discussione in atto ha forse radici piu' profonde. Pone sul piatto della bilancia due
diverse visioni filosofiche del software: quella piu' propriamente europea che vede il
software come cultura e quella piu' americana di software come prodotto.
Anche in europa si sta tentando di convincere l'opinione pubblica che il software
sia un prodotto. Pensate alla patente europea che vede nelle abilita' informatiche la
capacita' di essere ammaestrati ad usare quattro programmi.
Sarebbe come pretendere che l'insegnamento delle abilita' matematiche fosse relegato
al corretto uso della tastiera di una calcolatrice.
Questa ricchezza di persone che conoscono veramente il linguaggio dell'informatica
corre il rischio di essere perduta per questo cambiamento culturale che porta sia
a dissennate politiche scolastiche ma anche e soprattutto all'introduzione di monopoli
basati sui brevetti.

Occorre difendere il libero pensiero algoritmico: la liberta' di poter trasformare le
proprie idee in programmi. Un programma scritto a partire da uno schermo nero deve essere
di proprieta' dell'autore, come un romanzo o un brano musicale.
E' il pensiero la nuova frontiera.
Se si brevetta il software, domani si passera' a brevettare le sequenze di DNA,
ci hanno gia' provato.
Dovremo consumare silenziosi perche' ogni espressione verbale, musicale, scritta, matematica
o algoritmica che sia sara' clandestina: qualcuno potra' rivendicarne il brevetto.

Altro che i tortellini.

Renzo Davoli

Documento rilasciato secondo la "Licenza per la documentazione libera GNU v.1.1".
La parte non modificabile consiste nell'intero documento.
Questo testo, le idee espresse, non sono soggetti a Brevetto.

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