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Da: zeta

# Ven 26, Sab 27, Dom 28 Maggio - h. 21:30 #


<< CONSTRICTIO >>

Regia: Emilio Ajovalasit

-Con: Maria Luisa Bongiorno, Maria Grazia Drago,
Salvatore Palazzotto.
-Musiche originali: Luca Cumbo
-Aiuto Drammaturgia: Preziosa Salatino
-Testi di: Primo Levi, Alda Merini, Gesualdo Bufalino,
Emily Dickinson, Erri De Luca, Jean-Paul Sartre, Peter Weiss, Eugenio Montale.

Prodotto presso : Zetalab - Palermo

Il teatro, dove gli attori perdono la loro identita' uscendo fuori dall’ordinario, sembra essere il luogo piu' adatto per rappresentare la contrapposizione fra diversita' e omologazione.
Un Lager puo' trasformarsi in luogo simbolico, spazio isolato in cui vengono rinchiusi forzatamente individui diversi per destino e origine, ma uniti da un elemento comune, l’essere prigionieri, non per aver commesso qualcosa ma per appartenere ad una categoria.
La coercizione viene espressa attraverso la tensione fisica di corpi in cerca di un identita', perduta nel momento stesso in cui sono entrati nel luogo di cui adesso sono prigionieri.
Così i corpi perdono le loro fattezze umane, diventano qualcos’altro, larve destinate a spegnersi lentamente nel silenzio, isolate dal mondo che continua a vivere, indifferente, fuori dalla loro prigione.

ingresso 3 euro
per informazioni: 333 6273406

Da: Pino

I toni accesi che rasentavano la Medea mi pare che non abbiano raggiunto lo sperato intento di colpire la coscienza collettiva . A mio avviso invece il contrasto tra la serenità di una giovane donna e il fatto di dover andare incontro alla morte sarebbe stato un aromento più toccante e incisivo per la platea.


Da: Jusy

A me lo spettacolo è piaciuto!
Ottima la scelta delle frasi davvero pregnanti e le espressioni munchane che rappresentano appieno l'orrore dell'olocausto e dell'insensibilità umana.


Da: Salvatore M.

Il teatro, questa grande fucina dove tante intelligenze si affinano, dove le emozioni trovano la loro grande occasione per emergere, dove diventano favola, sogno o incubo, metafora dei fatti salienti della vita. Il teatro di confine, quello di sperimentazione è per definizione il teatro giovane; non ha regole precise e si muove seguendo gli impulsi dei propri autori e delle maestranze, molto spesso neofiti entusiasti. Recitano costoro in spazi teatrali angusti, spesso piccoli vani aggiustati con mezzi di fortuna sono da considerare luoghi in cui è più semplice rappresentare la contrapposizione fra diversità ed omologazione, tra la vita e la morte, tra la tirannia e la libertà.
Un luogo di frontiera nelle rappresentazioni teatrali da qualche tempo è diventato lo Zetalab, centro sociale occupato, dove il gruppo di giovani che lo vivacizza, ha speso molte energie per favorire lo sviluppo degli spettacoli teatrali. Vi si svolgono anche dei laboratori teatrali alcuni diretti dal bravo Emilio Ajovalasit alla fine del quale vengono allestite delle rappresentazioni teatrali.
Ieri sera e per tre giorni allo Zetalab il Gruppo Teatrale Frammenti “Constrictio” reciterà una piece teatrale tratta da testi di Primo Levi, Alda Merini. Gesualdo Bufalino, Sartre, ecc.. Il motivo conduttore è la contrapposizione tra diversità ed omologazione. E’ una sorta di prigione, di lager che si snoda attraverso i tortuosi meandri della mente; luoghi di coercizione in cui è ben più difficile da uscire da un manicomio vero. Da sottolineare le musiche che accompagnano le scene che diventano lo strumento attraverso la quale le sofferenze e la stessa vita dei protagonisti si liberano dalle proprie nevrosi.


Da: mario

lo spettacolo è stato incredibile, mai visto nulla di simile prodotto a Palermo.
Bravi gli attori, ottimo il regista e inebrianti le musiche.
Continuate così.
E' la dimostrazione che le novità più interessanti non trovano spazio nel teatro ufficiale e servo della politica.
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