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Per chi non sa cosa siano i CPT Lager Italiani di Marco Rovelli rappresenta uno strumento lucido e attento che propone in modo chiaro una realtà complessa, uno strumento che costringe a riflettere, lungamente, tra una pausa e l'altra, tra una pausa obbligata ed una dovuta.

--Uno strumento diretto e immediato che ti fa guadagnare, fin dalle prime battute, una consapevolezza difficile da guardare e impossibile, una volta raggiunta, da seppellire, quella di vivere in un paese dai significati e dalla realtà schizofrenica in cui la democrazia è un attributo vuoto che non ci compete e dove il razzismo, le torture, il pregiudizio non solo resistono nei nostalgici rincoglioniti ma sono normativazzzati da tutti i settori della società e la società costruisce loro addirittura 'monumenti', luoghi simbolo e pratica del potere razziale, istituzioni di chiara ideologia nazifascista resi regolari sul suolo italiano: i CPT


Nel corso dell'intera lettura non hai dubbi su cosa sia un Cpt, lo capisci subito, hai comunque la consapevolezza che nonostante vicini resta ugualmente lontano immaginare come ci si possa sentire realmente ad esservi rinchiusi dentro, ma sai perfettamente ormai cosa si prova a sentirsi impotenti fuori.


Attraverso la voce dei protagonisti di questa 'triste storia della
civiltà', Marco Rovelli prova a rendere intelligibile l'esistenza
umana nella condizione 'agiuridica' di apolide. Gli apolidi che
provano ad attraversare i confini sono milioni, gli apolidi che ci
riescono vengono rinchiusi nei Centri di Permanenza Temporanea, istituzioni totalitarie di cui, definizione lungamente più appropriata è proprio quella di lager, lager di stato, italiani, europei, lager.


Il nostro sistema legislativo ha congeniato per i senza patria un trattamento ad hoc per trasformarli 'in senza persona', trattamento esportato anche all'estero (come esempio di democrazia?), i CPT, la reclusione, il trattenimento forzato prima di ricevere il decreto di espulsione. Luoghi di legalizzata ingiustizia ed espulsione per statuto sono i passaggi fondamentali di una legge perversa adottata da
un sistema che si definisce democratico.


Nella prima parte del libro la voce è degli immigrati, il CPT è ancora negli occhi. Gli 'invisibili' lasciano il concetto astratto e amorfo di clandestino, e riacquistano il loro essere presenza, come poco spesso accade, il loro essere fisicità voce e memoria, uomo che racconta, uomo che riflette, uomo che resiste. Sono storie feroci, storie dove la sofferenza fisica, l'amputazione dei progetti di vita, la disperata sopravvivenza sono la storia di tutti. Sono lo smarrimento e l'amarezza di Said 'Di fronte a me c'è il buio!', lo sgomento e l'icredulità di Pascal 'Eppure sono scappato dalla guerra!'. L'esperienza da loro raccontata ci da la misura della decomposizione della società civile


Anche per chi certe storie li ha già sentite è difficile non fermarsi, per la vergogna, l'indignazione. Le ferite più gravi che il sistema infligge a queste persone sono alla loro dignità, si è maniacalmente attenti ad operare precisa negazione di sé come persona, alla cancellazione dello stato di diritto, all'alienazione della condizione di essere umano, costretto alla subalternità,... Il crimine è aver varcato la frontiera. Apprendiamo subito che l'esistenza dei cpt designa immancabilmente un sistema che individua il crimine
nell'esistenza stessa di queste persone.


'Perché?' è la domanda che non può avere una risposta. I Cpt sono luoghi di sospensione dell'esistenza (sul territorio italiano attualmente ve ne sono dislocati 14), limitano la libertà, cancellano i diritti, la dignità, l'identità, provano a cancellare quello che potrebbe essere. 'Perché?'


La seconda parte del libro descrive in modo semplice e puntuale l'iter politico che, dalla nascita dei cpt giunge all'epilogo più improbo possibile (dopo questo catene ai piedi e fucilazione?): la legge 189 di chiara matrice discriminatoria su base razziale, fautori Bossi e Fini (due a caso!). La legge Bossi-Fini attualmente è ancora in vigore. Alla condizione esistenziale dell'immigrato all'interno dei luoghi di detenzione si coniuga lo status giuridico conferito loro, lo status giuridico di clandestino, congeniato da un sistema legislativo razzista che imprigiona e costringe l'immigrato ad assumere l'identità di irregolare, illegale quindi cattivo, criminali d'oltre frontiera quindi non aventi diritto.


I cpt, nel corso delle battute in parlamento, giuridicamente si trasformano inseguendo un'ideologia sicuritaria che interpreta bigottamente le necessità geopolitiche dei movimenti sempre più come una 'questione di ordine pubblico', la realtà è quella di avere assicurato un movente plausibile per attuare impunemente forme di contrasto e pratiche di sfruttamento dell'immigrazione. Approccio chiaramente punitivo e imposizione alla subalternità! In un cpt ci si arriva perché si ha negato il diritto di fuga e di movimento, ci si resta usufruendo di zero diritti, e ci si esce con un foglio di via o accompagnato direttamente alla frontiera, o peggio ancora deportato direttamente nel territorio libico ''da dove sei partito''con un macigno gigantesco in più lungo la propria storia.


Ma se ai 'senza cittadinanza' è privato ogni status giuridico e il diritto è loro negato c'è chi crede che il tentativo di cancellare la loro identità giuridica non può conferire loro la condizione di 'non persona'. Accanto alle voci vere ci sono altre voci vere, le voci di chi in questi anni non ha mai smesso di denunciare, di rendere visibile il mondo sommerso dei cpt e della legge 189. Sono le associazioni umanitarie, movimenti antirazzisti, come Amnesty International, La rete antirazzista siciliana, Medici Senza Frontiere, che attraverso la creazione di eventi, la messa in atto di pratiche,... petizioni, sit-in, manifestazioni, attraverso la costante presenza, la voglia di esserci, di diffondere, di indignarsi non hanno mai allontanato lo sguardo e smesso di condannare la politica
punitiva, scoraggiante, senza giustizia riservata agli immigrati.
Ed è una pioggia di violazioni quella a cui si assiste: le
deportazioni indiscriminate compiute dal governo italiano nell'anno 2004, una tra le tante, con il ponte aereo dell'orrore Lampedusa/Libia dove centinaia di immigrati sono stati rimpatriati in paesi nei quali la loro vita poteva essere, ed in molti casi è stato, messa in pericolo, prima ancora di aver ricevuto il diniego dello status di
rifugiato, senza neanche essere stati ascoltati pochissimi minuti (questo è il tempo a cui si può aspirare nella procedura 'regolare') dalla commissione centrale, organo preposto a stabilire, su di una procedura non regolamentata per cui arbitraria, se rilasciare il
permesso di soggiorno di asilo o meno agli 'aventi diritto'. Le scoperte sono atroci, il governo italiano si macchia di crimini gravissimi e condanna a morte migliaia di persone Le video registrazioni degli attivisti della rete antirazzista siciliana (http://www1.autistici.org/zeta[...]06650
http://www1.autistici.org/zetal[...]85188) in quell'occasione hanno permesso di fornire materiale sufficiente per denunciare e far condannare il governo italiano dal parlamento europeo per le gravi violazioni ai diritti umani. Le violazioni della stessa Bossi-Fini, attraverso trattenimenti irregolari dei richiedenti asilo
nei luoghi di detenzione oltre i tempi previsti (http://www1.autistici.org/zeta[...]98877),
rappresentano la norma della procedura di reclusione che si è più volte di denunciato; i tentativi di far risuonare l'attenzione su eventi gravi che potrebbero essere impunemente assorbiti nel silenzio dei media come l'incredibile vicenda della Cap Anamur (http://www1.autistici.org/zeta[...]03745).


Ad agire non sono sinceri idealisti quanto piuttosto testimoni non inermi di un sistema legislativo in materia d'immigrazione primitivo, fondato su pratiche di contrasto dei flussi e di produzione della clandestinità, di lavoro in nero, di violazione dei diritti umani, testimoni che non riescono e non possono fare finta di niente, e non devono e non possono rappresentare l'eccezione.


Per quanti hanno deciso la protesta all'indifferenza, e per tutti quelli che non potranno più dire di non sapere, il lavoro di Marco Rovelli rappresenta uno strumento chiaro che offre la possibilità di capire e condannare e che permette di rompere con il silenzio, troppo spesso presente, che deriva da un informazione a singhiozzo, silenzio non di tutti ma di troppi .


Siamo entusiasti quando più persone, più realtà, si uniscono insieme in questa sommersa lotta per i diritti, quando più strumenti permettono di riguadagnare , da parte di tutti, una realtà che non può non diventare sapere collettivo, indignazione, protesta unanime di una società civile.


Al di sotto delle prigioni stanno i Cpt fogna della coscienza di un paese ammesso tra i civili (Erri De Luca, premessa)

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