Lampedusa, 19-20 Marzo 2005


Resoconto della rete Antirazzista Siciliana

Una ventina di noi hanno raggiunto Lampedusa per denunciare la tragedia che in questi giorni, come è già accaduto nell'ottobre del 2004, si sta consumando nel silenzio e nell'indifferenza di un paese intero.
I ponti arerei che deportano i migranti dall'isola siciliana alla Libia sono ricominciati come la più normale delle prassi, nonostante esistano adesso dati ufficiali del governo libico che riportano la morte nel deserto di 106 delle persone deportate da settembre ad oggi.
Questi morti (e 106 è solo il dato ufficiale) pesano sulla coscienza di tutti.
Pesano soprattutto sulla coscienza di questo governo che ormai, con tutta l'arroganza di un regime, calpesta lo Stato di diritto e le convenzioni internazionali, le leggi interne come tutti i fondamentali diritti della persona umana.
In due giorni abbiamo assistito alla deportazione aerea di 140 persone sommariamente identificate e che non hanno avuto la possibilità di incontrare un avvocato o un giudice o di chiedere asilo politico.
Tutto ciò che abbiamo potuto fare su un'isola ostile e militarizzata ( parliamo proprio di esercito e mitra), tra aggressioni fisiche e provocazioni da parte dei leghisti lampedusani (!) e della polizia, è stato gridare ai migranti, mentre venivano deportati, quale fosse la reale destinazione di quegli aerei. Fino a quel momento nessuno li aveva informati: pensavano tutti di andare a Crotone.
Per questo motivo, durante il primo imbarco del 19 marzo una decina di loro ha tentato la fuga sulla pista dell'aeroporto. Sono stati tutti ripresi e malmenati. Un ragazzo svenuto è stato portato via da una camionetta della polizia. L'aereo è partito comunque. Queste immagini sono state trasmesse dalla televisione solo perché noi le avevamo riprese. Le abbiamo gratuitamente date alla Rai purché venissero diffuse, al solo patto che in nessuno dei servizi dei loro tg adoperassero le parole "clandestino" per parlare di uomini e donne, e "centro di accoglienza" per parlare dei Cpt. Ovviamente entrambi i termini sono stati adoperati più volte dal pessimo servizio del tg1.
Alle dieci di sera del 19 sono arrivate le due Senatrici Tana De Zulueta e Chiara Acciarini (uniche mosche bianche di un'opposizione che ha ostentato solo indifferenza) che hanno immediatamente chiesto, come è loro diritto, di entrare almeno dentro gli uffici del campo di detenzione dove restavano rinchiusi più di 600 tra uomini, donne e minori (stiamo scrivendo sempre del solito lager , quello di solo otto cessi e tutti senza porte, quello senza materassi e coperte, quello gestito dalla solita Misericordia, con a capo il solito responsabile sig. Scalia che si prende circa 45 euro al giorno per detenuto). È stato loro negato l'accesso adducendo a pretesto "l'assetto notturno" del personale, la mancanza di un "referente adeguato" all'interno del campo, e, soprattutto, "il rispetto della privacy" dei detenuti ( c'è bisogno di un commento?).
La mattina dopo, alle 6:30 del venti, le due Senatrici, insieme alla nostra delegazione, hanno reiterato la richiesta di ingresso. Questa volta è stato loro permesso di arrivare fino al primo cancello, cioè fino ai locali degli uffici, all'infermeria e alla "zona donne" (dove c'erano solo una decina di ragazze). Ancora una volta quindi, le parlamentari e il loro avvocato non hanno potuto incontrare i migranti detenuti se non da dietro le sbarre e da lontano (avendo però modo di riconoscere tra essi la presenza di parecchi ragazzi evidentemente minorenni), e non hanno potuto ispezionare il campo. I motivi addotti erano stavolta quelli di "ordine pubblico".
La ragione reale è stata certo quella di occultare quanto avveniva e avviene anche in questo momento dietro quei cancelli, nonché i preparativi per le nuove deportazioni.
Nel frattempo sul retro del Cpt alcuni di noi sono riusciti ad avvicinarsi ai migranti detenuti (ovviamente a una distanza minima di cento metri, con le camionette della polizia e dei carabinieri, le sbarre e il filo spinato in mezzo) tanto da poter comunicare con loro in inglese e urlando. Ci hanno chiesto aiuto "Help us, please, help us...", ci hanno comunicato che erano in sciopero della fame da due giorni, che avevano dormito per terra perché lì dentro non c'è niente, che avevano sete, che preferivano morire dentro il campo piuttosto che ripassare dalla Libia. Ci hanno chiesto se questo paese avesse un governo, ci hanno chiesto conferma se l'Italia fosse un paese di libertà, ci hanno chiesto del Vaticano e del Papa, molti ci hanno detto di avere famiglia...
Poco dopo i poliziotti hanno iniziato a trasportare 120 di loro verso il porto e li hanno imbarcati per Porto Empedocle (con destinazione ufficiale Crotone). Nel pomeriggio è partito un secondo aereo sempre della stessa compagnia, la Air Adriatic, che sembra fa scalo solo a Tripoli e Spalato. Ma il prefetto Panza insiste nel dire che sarebbero andati anch'essi a Crotone.
Intanto le Senatrici chiedevano ancora di entrare ma veniva loro risposto che i responsabili erano assenti perché erano andati a pranzo.
Sull'isola non è rimasto più nessuno che si ribelli a tutto questo. Neanche un militante, un politico, un giornalista straniero (forse un paio italiani ma non si sa) o semplicemente un cittadino che contesti.
E le deportazioni, mentre noi scriviamo e anche adesso che voi leggete, continuano.




Articolo tratto da: Laboratorio sociale occupato zeta - ZetaLab - Palermo - http://www.zetalab.org/
URL di riferimento: http://www.zetalab.org//index.php?mod=read&id=1111406650