Il dramma della Ex-Jugoslavia


Nel 1941 la Prima Yugoslavia si disgrega sotto l'occupazione nazi-fascista, ma, sotto la spinta dell'internazionalismo promosso dal movimento partigiano di Tito, l'ideale della ``Grande Yugoslavia'' risorge. Segue ``la Seconda Yugoslavia'' (Repubblica socialista federativa di Yugoslavia), dal carattere composito e multietnico, la quale comprendeva infatti le repubbliche di Serbia, Montenegro, Slovenia, Croazia, Bosnia- Erzegovina e Macedonia. Il Kosovo e Vojvodina, territori popolati in maggioranza da albanesi ed ungheresi, nascono nel 1945 come province autonome.

Nel 1980 muore Tito e la Yugoslavia, che nel corso degli anni 70 aveva conquistato una buona ricrescita economica e politica, vede aprirsi un momento di grande crisi sia economica, sia sul piano politico nazionale.

La figura di Slobodan Milosevic, Segretario della Lega dei Comunisti in Serbia, e quella di Milan Kucan, Segretario dell'omonima Lega in Slovenia, nel medesimo periodo, conquistano la scena politica. I due, posizionandosi su fronti opposti iniziarono un escalation di dissidi che portarono ad un clima di disordine politico che ebbe come conseguenza la disgregazione della Lega dei Comunisti di Yugoslavia (1990) e l'aumento dei fermenti nazionalisti. Nel 1990 la Slovenia si rende autonoma, dichiarando la sua sovranità. Iniziano gli scontri tra l'Esercito Popolare Yugoslavo e il neonato Stato di Slovenia, scontri che sanciscono la prima guerra in Europa dopo la seconda guerra mondiale.

La Slovenia resiste all'invasione, essendo etnicamente compatta e sostenuta dal Vaticano, che la riconosce subito a causa della forte presenza cattolica, come in seguito avverrà per la Croazia. Anche la Germania riconosce l'indipendenza della Slovenia. La guerra ``dei dieci giorni'' si conclude con il riconoscimento dell'indipendenza slovena da parte della Repubblica Federale.

E' la volta della Croazia, che nel 1991 si dichiara indipendente rivendicando la sua sovranità. Le forze militari serbe, non potendo permettere questa ulteriore secessione e accettare la sovranità di un territorio abitato da moltissimi serbi, attaccano la Croazia.

Nel gennaio 1992 l'esercito jugoslavo (JNA) si ritira dalla Croazia entrando in Bosnia, dove la guerra non era ancora iniziata, mentre la Croazia venne riconosciuta ufficialmente dalla CEE.

La Bosnia-Erzegovina, la cui popolazione era formata da serbi, croati e bosgnacchi (bosniaci musulmani), nel 1991indice un referendum per la secessione dalla Jugoslavia. La JNA inizia a schierare le sue truppe sul territorio della repubblica bosniaca, e contestualmente avviene la formazione di vari gruppi militari su base etnica, pronti a resistere all'attacco yugoslavo. Ne scaturì un conflitto cruento.

Il bilancio della guerra fu spaventoso: la capitale del Paese, Sarajevo,fu assediata per 43 mesi; ciascuno dei tre gruppi nazionali si rese protagonista di operazioni di pulizia etnica; l'esercito serbo entra nelle zone dichiarate protette dalle Nazioni Unite macchiandosi di efferati reati. In questo quadro confuso e tragico, l'Onu non interviene a difesa della popolazione civile che chiede l'intervento della Nato per fermare le forze militari serbe. Dopo mesi di massacri (tra cui quello di Srebrenica) anche la Bosnia acquista l'indipendenza.

Intanto nel territorio del Kosovo tra le etnie serba e albanese (maggioritaria nella regione) covavano focolai di dissenso che nel 1998 iniziano a diventare sempre più preoccupanti. Nel 1999 le tensioni interetniche sfociano in azioni armate. Il fallimento di una politica di mediazione porta all'intervento militare diretto della Nato. E' il momento delle bombe ``umanitarie'' e dell'occupazione del territorio del Kosovo, che diventa Protettorato delle Nazioni Unite.

I bombardamenti Nato sono stati studiati soprattutto per colpire le infrastrutture industriali, gli snodi delle principali vie di comunicazione e le fonti di approvvigionamento energetico.

E' quanto ha scritto settant'anni fa Carl Schmitt, riprendendo una massima di Proudhon : "chi dice umanità cerca di ingannarti". Il riferimento corre veloce al tentativo di aggettivare la parola guerra come "umanitaria", in un assurdo ossimoro, nel chiaro intento di degradare moralmente l'avversario e parallelamente scuotere l'opinione pubblica mondiale fino a mobilitarla emotivamente al punto da poterla convincere del valore morale di un intervento bellico in una certa partedel mondo.

Per approfondire:


http://www.osservatoriobalcani.org


http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6332/1/42


http://www.icsitalia.org/downl[...]ricostruzione2.pdf




La legge Bossi-Fini affida alla Marina compiti di pattugliamento,
anche al di fuori delle acque italiane. Nel Nuovo Modello di Difesa,
adottato nel 1991 - le Forze Armate sono abilitate a mantenere la
presenza avanzata e la sorveglianza al di fuori dei confini nazionali.
www.peacereport .


http://www1.autistici.org/zetalab/index.php?mod=read&id=1158778742.


Erri De Luca, prefazione a M. Rovelli, Lager Italiani, Bur, 2005.


http://www1.autistici.org/zeta[...]06650



Tratto da "Il profeta della strada" libro dedicato a padre Julio
Lancellotti, che svolge la sua attività a Belem, quartiere di São Paulo
del Brasile, e ha dedicato gli ultimi 25 anni della sua vita alla difesa
dei bambini di strada, dei senzacasa, delle prostitute-bambine, dei
minori rinchiusi in riformatorio.Scritto da Cristina Giudici e
pubblicato da Sensibili alle foglie - 1996

Tratto da
www.ilpaesedeibambinichesorridono.org


www.viaggiatorionline.com/solidarietà/brasile/


1 Tratto dal ``Corriere della sera'' 24 settembre 2006 di Ettore Mo.

2 Avvenire, 20.09.2006 Paola Springhetti

3 Da ``Il Manifesto'' 4 gennaio 2007 di Marina Forti.


Articolo tratto da: Laboratorio sociale occupato zeta - ZetaLab - Palermo - http://www.zetalab.org/
URL di riferimento: http://www.zetalab.org//index.php?mod=read&id=1175276748