Il dibattito è stato molto interessante e partecipato. Prendendo spunto da alcune riflessioni contenute nel libro, si sono affrontati temi che riguardano l'attuale fase politica e sociale.
Non si poteva non discutere di globalizzazione, di come combatterla e con quali mezzi attraverso una prospettiva libertaria rinnovata. Dal libro emerge chiaramente l'intento di dare corpo ad un'antagonismo che non sia soltanto resistenza conflittuale e atteggiamento difensivo, meccanismo di reazione speculare al sistema dominante, per esempio inseguendo le scadenze imposte dagli altri, bensì una tattica di "aggiramento", di costruzione ex-novo di situazioni e modalità autenticamente orizzontali e partecipative. Da questo punto di vista l'autogestione, uno dei termini che più interessa la vita del Laboratorio, può rappresentare una via d'uscita, se intesa come autogoverno che "non si limita a restituire il potere decisionale ed esecutivo ai soggetti coinvolti nei processi di funzionamento della società, bensì riorganizza radicalmente gli istituti, rovesciando la piramide sociale che veicola la gerarchia dei poteri". (Vedi pag. 32 alla voce "Autogestione"). Gli episodi storici di autogestione più meno piccola visti come "frammenti di utopia anticipata e resistenza sperimentata", permettono di "interrompere un ingranaggio uniforme che tende ad espellere ogni tentativo di liberare un lembo di autogoverno nella sfera economica e politica".
Un altro degli interrogativi posti dal dibattito, a cui per fortuna hanno partecipato e sono intervenuti anche dei "non-anarchici", è stato appunto: "a chi è rivolto il libro?", "Perché un non-anarchico dovrebbe affrontarne la lettura?" e ancora "Questo lavoro rappresenta veramente una revisione del lessico e delle metodologie libertarie?".
A queste domande si è risposto che , per potere eventualmente rivedere e reimpostare il bagaglio delle idee libertarie, è necessario riprendere la vecchia terminologia, smontarla, decostruirla e caso mai ricomporla, anche inventando termini nuovi, ma soltanto dopo avere affrontato la storia dei concetti e la loro attuale pregnanza.
Un "non-anarchico" è libero di ignorare la storia del movimento anarchico, i suoi limiti e le sue parole, ma non è desiderabile un anarchico che ignori la storia e le riflessioni teoriche degli altri movimenti non-anarchici.
"Cruciverba" contiene parole cruciali non soltanto per gli anarchici, ma anche per tutti coloro i quali, non pensando alla storia come un tutto già scritto e ineluttabile, credono piuttosto che "è nelle mani degli uomini e delle donne il destino di essere liberi e autonomi o sudditi dipendenti", come, secondo Salvo, ci ricorda il termine "volontà".
Giuseppe