Buon appetito, buona notte.
Sulla Grande Abbuffata si è scritto tanto e io, a dire il vero, ho letto poco. Ma non importa: per sapere quale sia la carica nichilista e anarchica che porta con sè basta guardare il film. Inutili mi paiono le note sugli attori che interpretano se stessi: Marcello, Michel, Ugo, Philippe, Andrea. Rispettivamente: un pilota d'aereo playboy, un giudice gerontofilo e masturbofilo, un ristoratore geniale e porco, un produttore televisivo triste e pianista, una maestra puttana e pacchiona. Questo film è un vomito, un fiume di merda e sangue intestino, il trionfo della decomposizione dei corpi. Non sussiste più alcuna differenza tra il culo di una statua e le chiappe della Ferreol se riconosciamo il processo di totale alienazione sessuale della borghesia, che "dà pane" al film. "Marcellino!" - come lo chiama con fare materno la maestrina in calore - incarna una sessualità amorfa e panfallica: perfino il cilindro della Bugatti diventa una fallo, sempre grosso e in erezione. Prima di morire Marcello, cioè prima di diventare un ghiacciolo, non riesce a scopare, per la prima volta nella sua vita. Ugo si sbizzarrisce in cucina, per lui la donna formosa e abbondante equivale ad una torta, ma non nel senso allegorico, bensì in senso stretto. Il più coerente dei quattro, Ugo, ama stare in cucina, il suo regno, la sua passione borghese. Cuoco-poeta crede d'essere un artista (e lo è) e morirà delle sue opere che consuma fino alla fine. I palazzi di cioccolata: il duomo di Firenze viene lentamente ma inesorabilmente gustato. Philippe passa il resto dei suoi giorni a scoreggiare e a discettare sul fatto che il cibo non sarebbe un epifenomeno. Illusione mortale: finirà in un mare di merda. Michel diabetico e innamorato, cornuto e contento, mangia i due pasticci di seni accompagnato nella "dolce morte" dalla sua futura moglie. Intanto i cani si apprestano a divorare le carcasse: anche loro hanno fame. Il terzo il mondo bussa alle porte dell'occidente. "Le uova per i giudei sono il simobolo della morte". Il regista metterà in bocca ad Ugo, lo stesso attore sublime della peggiore spazzatura cinematografica degli anni '70, questa frase, con un primo piano commovente. Tognazzi si presentò a Cannes, in occasione della presentazione del film, con una grande pentolata di pastasciutta su una barca. Allora dare scandalo poteva avere un senso. Il loro era ancora un situazionismo inconsapevole.
Immaginiamo che questo film non fosse mai stato girato: sarebbe cambiato qualcosa nella storia del cinema? La grande abbuffata appartiene alla grande tradizione dei film rimossi, le cui tracce sono da scovare più che nei film stessi nei camerini dei registi, i quali, durante le pause tra le riprese, al buio della telecamera davano corpo alle loro perversioni sessuali, sborrando sulla sceneggiatura, lasciando tracce indelebili sui film. Sono passati 29 anni da quando Marco ha girato La Grande abbuffata, verrebbe da chiedersi: perchè lo ha fatto? Il suo occhio ha ricostruito una parabola di sublime decadenza borghese o un impossibile suicidio? Un orgia dell'abbondanza o processo di accrescimento destinato alla morte? Il rifiuto della procreazione o un episodio di cannibalismo? Una manifestazione di misantropia o un atto d'amore per ugo tognazzi?
G. T.
La grande abbuffata
Anno: 1973
Nazione: Francia Italia
Durata: 120 m (125)
Regia: Marco Ferreri
CAST: Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Andréa Ferréol , Solange Blondeau , Florence Giorgetti , Michèle Alexandre , Monique Chaumette.