Niente di strano se parlare di cinema può voler dire parlare anche di pornografia, tutt'altro! Sin dall'inizio, l'arte cinematografica ufficiale era affiancata da una floridissima industria del proibito; si racconta addirittura, che negli studios disneyani, quando di notte non rimaneva quasi nessuno, i tecnici lavorassero alla versione hard di Biancaneve e Cenerentola... Versioni (purtroppo) perdute, che venivano destinate ad un pubblico ristrettissimo di produttori straricchi e magnati di Hollywood. Ma potremmo spingerci ancora più indietro, proprio agli albori del cinematografo e ancora più oltre, quando degli inventori folli lavoravano su prototipi bislacchi di proiettori e cineprese, ed ecco che anche tra le immagini sfocate e baluginanti di Muybridge e Marey si possono notare figure di donnine equivoche dalle pose piuttosto discinte...
Niente di strano, niente di cui vergognarsi: in fondo anche il porno ha le sue star (starletts), i suoi produttori, i suoi costumisti, i suoi operatori, i suoi spettatori. Spettatori... E' divertente pensare a qualche critico tutto in ghingheri che, appena reduce dalla visione d'un Eisenstein restaurato, si fionda in una sala a luci rosse e si spara una bella sega davanti ad una fellatio equina. Così va il mondo! Paul Thomas Anderson (Cleveland 1970) lo sa, l'ha capito da tempo. Non ha paura di sporcarsi le mani con un argomento come questo, tutt'altro, sembra affrontarlo con leggerezza e ironia. Presentando lo spaccato della società americana (1977/1984 circa) attraverso l'ottica di un attore porno (si dice che si sia ispirato alla vita di John Holmes), non vuole provocare nessuno. Ci mostra il mondo dell'hard-core come ci avrebbe mostrato quello dei venditori di hamburgher, lo usa a giusa di specchio della società, per fare un discorso quasi-morale. Per fortuna non si spinge oltre; di carne sul fuoco ne ha messa fin troppa e dilungarsi in giudizi umani avrebbe fiaccato inevitabilmente l'unità del film.
Lo spaccato di un epoca, dunque, perfettamente raccontato attraverso una foclizzazione progressiva e sapiente sui personaggi (moltissimi), sul loro modo di vivere, sui loro vestiti, sulle droghe di cui fanno uso, sulle musiche che ascoltano.
Non un film sul cinema (d'altronde ci hanno sempre spaventato, i film sul cinema, come se ogni film non lo fosse già...), ma un film di cinema, non un film sul porno, ma un film porno esso stesso... Un film che si svela come una ballerina all'Exotica... Un film che si immedesima nel film e che si perde, come Dirk Diggler, per non ritrovarsi.
Massimo La Magna